Comin' down the mountain...

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prove anti-tifone
Dopo due giorni devastanti di concerti, decido di prendermi un giorno di riposo, considerando che quello successivo sarà ancora più stancante: il programma infatti prevede la scalata del monte Fuji in notturna, per assistere all'alba dalla cima. Vado quindi a fare solo un po di shopping ad Akihabara, e compro la mia nuova macchina fotografica istantanea.
Il giorno dopo, mi sveglio tranquillamente all'ora di pranzo, e mentre rileggo le informazioni per la scalata, Rajko, un ragazzo danese, mi chiede se può venire con me, dato che anche a lui interessa l'impresa; l'unica incognita che rimane è il tempo: è infatti previsto l'arrivo di un tifone nella zona di Tokyo, e scalare una montagna probabilmente non è la cosa migliore da fare. Decidiamo di andare lo stesso, perchè sembra che il tifone passerà solo di striscio, e io comunque non avrei un posto dove dormire quella sera (l'ostello era pieno quando ho prenotato), e dopo una breve sosta al Lawson per rifornirmi di onigiri e cioccolata, ci dirigiamo alla stazione di Shinjuku, da dove parte il bus che ci porterà alla 5° delle 10 stazioni che compongono il percorso, situata circa a metà dell'altezza della montagna.
Anche il Fuji ha
la sua mascotte pucciosa
Arriviamo intorno alle 7 ed è già buio, e cominciamo a camminare. Raggiungiamo velocemente la 6° stazione, dato che la strada è per la prima parte in discesa, e per la seconda in lieve salita. Lungo la strada per la 7° stazione, invece, le cose cominciano a farsi più difficili: la pendenza è aumentata notevolmente, e la terra è stata sostituita da sabbia e rocce vulcaniche, la prima è molto fine e rende difficile il cammino, oltre al rischi di scivolate, le seconde invece sono aguzze e affilate, e bisogna fare attenzione a dove si mettono le mani, oltre a fare il possibile per evitare di caderci sopra.
Alla 7° stazione, ci rendiamo conto di 2 tristi verità: stiamo andando troppo veloci rispetto alla tabella di marcia e i tempi classici di salita, quindi ci toccherà aspettare in cima, e pur non essendo ancora vicini ai 3000 metri, la temperatura è già precipitata, raggiungendo probabilmente i pochi gradi sopra lo zero, e il nostro equipaggiamento, da bravi gaijin, consiste in jeans, maglietta e felpa. In altre parole, stiamo morendo di freddo.
Per rendere il tutto più complicato, il vento è sempre più forte, a volte talmente tanto da impedire i movimenti, e almeno un paio di volte rischiamo di cadere a causa sua.
8° stazione
Arrivati all'8° stazione, decidiamo di riposarci un po', e ci infiliamo nei bagni, non sono caldi ma almeno siamo riparati dal vento; dopo una ventina di minuti siamo però cacciati dal proprietario del rifugio, e siamo costretti a ripartire.
La 9° stazione si rivela una fregatura, essendo solo una piccola rientranza tra le rocce, neanche troppo riparata dal vento; ci fermiamo comunque per prendere un po di fiato e mangiare qualcosa, ma ripartiamo velocemente, ormai manca poco alla vetta, dove speriamo di poter trovare qualcosa in cui ripararci.
La luce *_*
Mezz'ora dopo, intorno all'1, un torii di legno ci accoglie finalmente sulla sommità della montagna, anche se a vederla sembra più un mercato: sono infatti presenti numerosissimi edifici, che oltre a fare da rifugio e vendere cibo, hanno varie bancarelle di souvenir all'esterno. I prezzi per mangiare o entrare sono ovviamente esorbitanti, ma per fortuna poco distante dall'area principale troviamo una piccola casetta di legno che sarà la nostra salvezza: è infatti uno dei probabilmente molti bagni sulla cima, ma dato che è ancora molto presto e non c'è praticamente nessuno in giro, compresi i gestori, entriamo indistrubati e tiriamo un sospiro di sollievo.
Italia (?) Uno!!!
Ovviamente, in una casetta di legno a quasi 4000 metri d'altezza, non fa particolarmente caldo, ma almeno siamo riparati dal vento, e con l'aiuto di un paio di lattine di caffè caldo da una delle onnipresenti macchinette, riusciamo a non morire congelati.
Mentre aspettiamo che il tempo passi, scopriamo di non essere i soli nelle nostre condizioni, e dopo non molto tempo accogliamo nel "nostro" rifugio una decina di altri ragazzi, di varie nazionalità, anch'essi decisamente non attrezzati alla scalata del monte; fortunatamente in compagnia il tempo passa più in fretta, e mentre 2 ragazzi tedeschi ci spiegano i significati delle canzoni dei Rammstein (?), si fanno le 4 ed è quasi l'alba, come gentilmente ci ricordano i gestori del bagno, che nel frattempo sono arrivati, e accortsi della nostra presenza, ci cacciano senza farsi troppi problemi.
Non credo
servano commenti...
Appena usciamo, Rajko mi informa che non si sente affatto bene e vuole scendere il prima possibile, e decide di aggregarsi ai 2 ragazzi tedeschi, che hanno deciso di andare via prima. Io invece voglio rimanere ancora, ma il freddo è ancora insopportabile, e insieme a 4 ragazzi francesi decidiamo di aspettare fino allo schiarirsi del cielo, per poi cominciare la discesa e goderci l'alba mentre camminiamo. Il panorama, che finalmente riesco a godermi, è una tra le cose più belle che abbia mai visto, una distesa di nuvole senza fine, illuminata solo dal rosso del sole all'orizzonte, ancora troppo basso per essere visto, ma che regala un'atmosfera incredibile.
La colazione dei campioni >.<
La discesa procede spedita e non è particolarmente difficile, ma bisogna fare molta attenzione: la strada è abbastanza ripida e sempre composta di sabbia, e le cadute sono scontate; io ovviamente riesco a sfasciarmi un braccio, bucando la felpa e riempiendola di sangue, e il tutto per un misero tagliettino. Per fortuna man mano che il sole si alza, lo fa anche la temperatura, e non essendoci nuvole al di sopra di noi si comincia finalmente a stare bene. Una delle parti migliori della discesa sono le foreste situate poco prima dell'arrivo, che immerse tra le nuvole, sembrano uscite da un racconto folkloristico.
Il Fuji da sotto
Alle 7.30 raggiungiamo finalmente il "campo base", e dopo aver salutato i miei 4 colleghi di discesa, passo a comprare qualche souvenir, e prendo il primo pullman della giornata, che mi porterà alla mia prossima meta: Kawaguchiko, una cittadina alla base del Fuji, sulla riva dell'omonimo lago. Motivo della visita: assaporare un po' del Giappone rurale, andare in un onsen, l'equivalente giapponese delle terme, a rilassarmi e smaltire la fatica della scalata, e fare qualche foto sulla riva del lago, sperando magari di vedere l'intero Fuji da sotto, cosa però molto improbabile.

P.S.: come era prevedibile, ho avuto sempre meno tempo per aggiornare il blog, con sempre più cose da fare, e nel frattempo sono ormai tornato a casa, ma non per questo voglio abbandonare tutto, quindi continuerò ad aggiornarlo man mano che ho tempo, anche se purtroppo non è la stessa cosa, soprattutto perchè dovrò fare molto più affidamento alla mia memoria...


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